mercoledì 23 novembre 2011

ORIGINI DELLA CINOFILOSOFIA


La cinofilosofia – sezione pseudofilosofica della cinofilia – si perde nella notte dei tempi, ma è solo in epoca recente, e grazie all'avvento dei “social network”, che è entrata a pieno titolo tra le attività professionali del settore.
Rientra tra le discipline umanistiche ed il titolo di “cinofilosofo” si acquisisce dopo un lungo e articolato percorso di reiterazione maniacale e logorroica di riflessioni; una sorta di “Honoris causa per aver camminato con i tacchi a spillo sui testicoli dei cinofili”.

A cavallo tra l'autocelebrazione e la saccenza, la cinofilosofia ha coniato nel tempo molti nuovi termini per gli addetti ai lavori, con l'obbiettivo di rappresentarsi come una categoria più accademica, ma non svincolata.
Effettivamente al proprietario medio termini come “omeostasi emozionale”, “care giver”, “pet owner”, “centripetazione” (con supercazzola di scappellamento a destra) sono decisamente funzionali per portare il suo cane a per fare quattro passi o la pipì in giardino.

Gli avatar dei cinofilosofi in rete sono abbastanza identificabili, ma è andando nelle informazioni personali che si può scoprire qualcosa in più.
Gli indirizzi mail racchiudono normalmente l'identità, l'essenza, del cinofilosofo.
Da “lupochecavalcainculo” ad un meno forbito “sussurrallatuafava”, passando per “etologicamentescorreggiabile” fino al semplice nome e cognome a cui antepone però normalmente un titolo (“dott” o “prof”).
L'ultima tendenza è quella del semplice nome e cognome, ma viene fatto solo per una maggiore indicizzazione nella rete internet; non per altro.

Il motto del cinofilosofo è:-“Il facile viene reso difficile attraverso l'inutile; l'importante è che ci sia la pettorina”.
Sembra che abbiano scritto anche un inno, ma non è ancora stato depositato in S.I.A.E.

Il “cinofilosofo” si comporta come un virus.
Entra nei gruppi di discussione con un avatar accattivante (l'immagine di un cane o una foto personale che racchiuda un pensiero preciso) e comincia la sua ascesa attraverso i post più comuni.
Un esempio:
Il mio cane fa la pipì in casa
Il cinofilosofo risponde:
Bisogna capire se la fa IN o PER casa. Sono due cose diverse e bisognerebbe osservare attentamente la contestualizzazione del fenomeno, ma ritengo che in qualità di care giver tu abbia un amico cinofilo che possa esseri di aiuto”.

E' normale che chi abbia scritto il primo post, ancor prima di innescare una discussione costruttiva in cui il PH + o il PH – siano una base da cui non si possa prescindere, dica a se stesso:-”Cazzo se questo è figo! Finalmente qualcuno che parla di cani in un certo modo!”.

Da lì in poi il cinofilosofo snocciola abbondanti disquisizioni sull'acidità dell'urina e sulla composizione chimica delle “scoreggie di ritualizzazione”, proponendosi infine come formatore personale del neofita di turno, non prima di “essere stato completamente d'accordo” con altri cinofili.
Il cane oggetto della discussione continuerà a fare la pipì in casa, ma in compenso il cinofilosofo avrà tenuto gratuitamente una lezione di urologia presa da Wikipedia.

Finalizzazione:
prendiamo un gruppo di discussione cinofila che conti mediamente 500 iscritti, di cui un buon 80% attivi.
Secondo la legge antropologica esistono 7 livelli di conoscenza.
Ergo (80% di 500=400 // il 7% di 400) 28 potenziali clienti nuovi, i quali a loro volta faranno il passaparola al di fuori del social network aumentando così la fetta di mercato del cinofilosofo.
In fondo all'anno sono numeri significativi, soprattutto se consideriamo il fatto che il cinofilosofo medio è iscritto ad almeno tre/quattro gruppi di discussione cinofila.

Per il cinofilosofo, Konrad Lorenz è un'invenzione della stampa scandalistica e Darwin un copia/incollatore ante litteram, mentre illustri sconosciuti a stelle e strisce, dei veri miti della cinofilia mondiale.
Non è ancora chiaro se i cinofilosofi percepiscano percentuali sui libri venduti dai cosiddetti “miti”, ma sarebbe in ogni caso irrilevante.

Indipendentemente dalle cazzate che spara, per il cinofilosofo l'importante è uscire dall'anonimato a suon di “mi piace”, e nei momenti di magra postano infatti sui loro profili facebook cose tipo “Amo i cani...cosa ci posso fare?” coscienti di fare presa su tutte quelle persone che erano fuori dalla portata dei sette livelli di conoscenza e si sono trovati la perla del giorno quando hanno acceso il pc magari per chattare con l'amante.
In questo modo i cinofilosofi danno un'immagine bucolica di se che, unita alle pseudo-conoscenze tecniche, ne esalta il valore etico professionale.


NOTE CORRELATE

I cinofili si dividono in sei categorie principali:

1) “cinofili in erba”, chiamati anche “neofiti”
2) “cinofili di medio corso
3) “cinofili di lungo corso
4) “maestri
5) “Guru
6) “Cinofilosofi

La maiuscola è definita “obbligatoria” per le categorie 5 e 6.
NB: c'è un'altra categoria, ma ancora in fase di definizione con le Istituzioni Cinofile per l'accreditamento: quella del “Tu non puoi capire, io si”.
Essendo questa però riferita ad una sola razza di cani è probabile che non veda mai la luce, almeno al momento e sotto il punto di vista Istituzionale.


I cinofili in erba: sono quegli appassionati che iniziano il percorso professionale cercando per prima cosa di districarsi tra le innumerevole proposte formative.
Sono un po' come gli “organi bersaglio”, cioè individui che inconsapevolmente non rappresentano solo il vivaio dei Guru e un fertile terreno su cui declinare elucubrazioni di ogni tipo, ma bersagli precisi delle tecniche di marketing più innovative.

I cinofili di medio e lungo corso: lo dice la parola stessa.

I maestri: sono quei professionisti definiti “classici”; i monoliti riconosciuti della cinofilia italiana che spesso non sanno nemmeno di esserlo.
In questa categoria vengono ascritti anche i ricercatori e gli studiosi provenienti da altre discipline attinenti (etologia, biologia, etc.).

I Guru: sono normalmente persone appassionate di fumettistica e di cinema; completamente compenetrate nella parte bucolica delle due arti.
Sono cresciute con Tex e Zagor, passando dai film hard e la retrospettiva di Kurosawa, arrivando a “L'uomo che sussurrava ai cavalli”.
Per diventare “Guru” non occorre una preparazione specifica sulla materia cinofila, ma una serie di master i cui contributi si trovano solo ed esclusivamente nella PNL o nelle discipline di motivazione aziendale.

Per rendere più snello e maggiormente dinamico questo blog – ma soprattutto per comodità – copio/incollerò le varie perle di alcuni cinofilosofi scrivendo successivamente il mio pensiero.
Chiunque voglia contribuire può farlo citando nome e cognome del cinofilosofo, circostanza, social network da cui ha preso la notizia, ed inviarlo a leditanelnaso@virgilio.it
Buona lettura