mercoledì 30 novembre 2011

Il cinocagologo




Il cinocagologo è “il cinofilo che fa cagare”, ed esprime il suo massimo livello nella banalità relazionale con i cani.

ESEMPIO PRATICO 1° LIVELLO:
Fido: vieni qui (con una bistecca di chianina in mano – cottura media) - Fido arriva
ESEMPIO PRATICO 2° LIVELLO:
Fido: seeeeeeeeeeeduto (schiacciandolo brutalmente sul posteriore) – fido, suo malgrado, si siede
ESEMPIO PRATICO 3° LIVELLO:
Fido: terra (immobilizzando il cane con tutto il corpo e mettendogli le zampe spiaccicate in avanti) – Fido è a terra (anche nell'animo, ma questo è un dettaglio, nda)
ESEMPIO PRATICO DI 4° LIVELLO:
Fido: resta (legandolo al palo o incaprettandolo) – Fido non si muove

E' in sostanza il “braccio operativo” del cinofilosofo, con il quale ha un'osmosi costante e interessantissimi scambi di opinioni sull'omeostasi emozionale, sull'arousal (che non c'entra con l'areosl) e sullo stato pseudovegetativo delle specie fissili a cui hanno fatto un'anatomia per vedere dove siano effettivamente concentrati i neuroni specchio.
In ambito ippico è famoso per non montare a cavallo, ma per “sacralizzare l'atto della salita sul cavallo” (non è ancora chiaro, però, se la parola “sacrale” abbia a che vedere con le ossa del cavaliere o con l'aspetto sciamanico della questione).
In ogni caso, il cinocagologo ed il cinofilosofo hanno bisogno l'uno dell'altro. Il primo è il palafreniere del secondo; lo scudiero e/o portainsegne (volessimo raffigurarlo nell'ambito di un Palio).

Il primo, davanti ad una contestazione, dirà sempre:-”Me lo ha detto lui!!!”, propinando un vero e proprio arsenale di link in lingua suomi a suffragio delle proprie convinzioni, mentre il secondo risponderà:-”Non hai capito un cazzo e la contestualizzazione era un'altra che non si può descrivere così su due piedi puttana Eva e ricomincia da capo a studiare che mi hai sonoramente rotto i coglioni 'coddiazzzzz!!! (punteggiatura assente perché si tratta di un rap).

Il cinocagologo è però un personaggio a se: fa parte di quegli individui che potrebbero avere anche dieci lauree nelle varie discipline riservate alla natura, e non capirne una beata mazza fino a che la natura stessa avrà deciso che ha inquinato abbastanza per eliminarlo dalla vita terrena confidando, tra l'altro, in una non auspicabile reincarnazione.
Il cinofilosofo, al contrario, è un esperto di marketing che imposta la sua carriera con una strategia definita e conclamata; non è un bau bau micio micio qualunque.

Un dettaglio che distingue il cinocagologo dal cinofilo medio è l'uso costante del “ma” e del “se”:
- “Ma io non mi occupo di questo” - quando gli si fa notare che il richiamo al cane è una elementare forma di ADDESTRAMENTO.
- “Se io invece di questo faccio quell'altro,ottengo codesto” - quando non sa più dove andare a parare e dirotta il discorso su questioni che con i cani non c'entrano nulla (ESEMPIO: parla della "pipì del cane"=urina=acido urico=sali minerali=eliminazione dell'acido urico=particella di sodio=yuhuuuuuuuuuuuu. In sostanza finiscono per parlare di canti tirolesi).

Sotto questa luce sono nate le varie divisioni nel mondo cinofilo tra chi lavora “con” i cani, “per” i cani e “tra” i cani; un interessantissimo dibattito sulle accezioni semantiche di rara bellezza.
Tre facce NON della stessa medaglia, ma semplicemente tre facce di cazzo.

Da quando però i cinofilosofi si sono muniti di Ipad o di modernissimi strumenti di comunicazione (così possono interagire con le varie sciuremarie anche dal cesso nel momento di massimo sforzo) il cinocagologo può dare utili indicazioni sulla localizzazione esatta del suo maestro, in modo da poterlo inviare subitaneamente al primo cliente.

- “...zzzz... pronto Scuramaria...zzzzz...pronto mi sente?”
- “'nzomma... Chi è?”
- “Sono il cinocagologo...zzzzzzz...mi sente adesso...zzzzzzz?”
- “Cagooooo...che? Guardi... ho la pasta sul foho e 'un ho tempo pe' i collsentere
- “Ma nooooo!!! Sono il cinocagologo!”
- “Ahhh ho capito chi è! Quello della foto con il cane nel letto che gli piscia in faccia! Che amoreeeeeeeee!!! Devo cliccà mi piace?”
- “Le volev...zzzzzzz...o dire che.....il Prof Cinofilosofo è adesso nella sua zona e che...zzzzzz...se mi da un orario lo mando da lei...zzzzzz per quel problema del cane...zzzzz”
- “Ora 'un posso. Gli dica che gli scrivo su facebook quando torna ir mi' marito.
- “Ma signora...zzzzz. È un'occasione unica!”
- “No...ma 'un gli faccia perde tempo pe' 'ste 'azzate via...
- “Guardi che ...zzzzzz... il suo cane può solo peggiorare!”
- “Via...'un mi diha 'osì... Davvero? 'Icché mi piscerà anche 'n testa ar figliolo? Oh Gesù...e mi 'osta più d'un bimbo scemo agli studi... E vorrà dire che gli farò 'na foto e lo taggherò su facebook”.

Nonostante il cinocagologo avesse fornito le coordinate GPS con tanto di mappa satellite/ibrida del Maestro alla Sciuramaria, fu costretto ad abbandonare la conversazione per sopraggiunta bollitura della pasta.
Non gli restò quindi che descrivere minuziosamente il tutto sul blog del cinofilosofo e aprire un dibattito agro forestale sui gerani della Sciuramaria, ormai ridotti all'osso dall'acidità urica del cane, attraverso la quale – dopo 400 post - fu riscontrato un semplice problema di orari d'uscita assolutamente incompatibili con la vescica di Fido.





Nella vignetta: un segnale calmante che insegno nei miei corsi. Funziona!
Per iscrizioni e informazioni: leditanelnaso@virgilio.it

Question Time

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIINGGGGGGGGGGGGG!!!



Pronto Tata Lucia!!! Mio figlio mi ha detto che da grande vuole fare il cinofilosofo!!! Ha già comprato la tuta da Mago Merlino!!! Oddio!!!



Ehhhhh noooooo...non si faaaaa...non va beeeeene...
Me lo passi al telefono che lo faccio parlare con Rocco Siffredi così gli propone delle alternative più interessanti e lei si risparmia i soldi della tuta


 

sabato 26 novembre 2011

Aspetti sociali del cinofilosofo – parte 1°

Come tutti gli “individui sociali
anche i cinofilosofi
hanno una struttura gerarchica che gli permette di tirare avanti
nell'ansante mondo che li circonda.

Apparentemente individualisti, hanno in realtà necessità di stringere alleanze con altre figure per poter amplificare al massimo la loro indicizzazione (vivono di quello, non di lavoro sui cani).
Per questo motivo hanno un intercalare tipico: “Quoto”, “Come non essere d'accordo”, “Standing ovation a...”, “Ritengo che abbia ragione cum laude”, “Aderisco al pensiero”, etc.

Tali alleanze vengono gradualmente messe in piedi anche per essere usate a titolo di pezze d'appoggio e/o referenza, meglio se accompagnate da alcuni tag fotografici.
Attraverso questo semplice sistema sono capaci di innescare una formidabile reazione a catena – una specie di passaparola – in grado di aumentarne l'indice di gradimento.

La società dei cinofilosofi non è piramidale, ma circolare.
Assomiglia per certi versi alla “Tavola Rotonda” di Re Artù (ed è per questo che alcuni dei loro avatar rappresentano Mago Merlino o personaggi legati alla leggenda), luogo il cui accesso è però strettamente riservato.
Si accede con una serie di rituali simili a quelli Massonici – anche se in alcune circostanze si è assistito a fenomeni devozionali/sacrificali modello “Eyes Wide Shut”.
A tale proposito, credo sia significativo ricordare come il cinofilosofo sia completamente al di fuori della Cristianità e molto vicino alle filosofie orientali.
Il fatto che Cristo avesse detto le stesse cose è del tutto irrilevante. Fa meno “figo” ed era per giunta un palestinese; quanto basta per prenderne le distanze.

Estratto dalla trasmissione “Quark”:

Il cinofilosofo adora farsi spesso delle “grattatine di coglioni”; un segnale calmante tipico dei ranghi sociali superiori tesi ad acquietare il resto del gruppo quando questo va sulla difensiva a causa dell'avvicinarsi di un pericolo.
I ranghi inferiori, tra i quali gli “adepti”, sono infatti delle ottime sentinelle che restano apparentemente isolate dal resto del gruppo usando lo “scaccolamento”; pratica - chiamata anche “di cartolina” - diffusa in tutte le sottospecie .
Gli adepti - in sostanza - lanciano una caccola con l'indice verso i leader – a mo' di balestra - in cui ci sono delle sostanze chimiche in grado di segnalare il tipo di pericolo.
Nel riceverle sulla testa, a seconda delle loro dimensioni e composti chimici, i ranghi superiori comunicano a quelli intermedi il messaggio, passando per gli specialisti e arrivando a quelli inferiori in una logorroica alternanza burocratica (il mio capo parlerà con il tuo capo, che parlerà con il suo capo, etc.)

I cinofilosofi adorano l'orgasmo virtuale e credono fermamente nel controllo delle nascite.
Sono pensatori, progettatori del futuro, uomini di marketing e quindi preferiscono spargere spermatozoi al vento piuttosto che mettere al mondo disoccupati (Spermatozolorum evolutis) o – peggio ancora – addestratori in erba che potrebbero poi diventare dei dissidenti insurrezionalisti.

Alcuni di loro hanno dei figli, ma la scienza ufficiale non si è ancora espressa sulla loro riproduzione (modi e scopi), limitandosi a fotografarli con le fototrappole dei social network.
Queste dimostrano infatti quanto siano abili a postare - ad esempio - fotografie che ritraggono un cane sotto le coperte in modo da farsi ricoprire di:-”Ohhhhhhhhhhh ahhhhhhhhh siiiiiiiiiiiiiiiiii dolcissimooooooooooooooo vengoooooooooo!!!”.


Questo approccio con il prossimo rappresenta l'apice d'appagamento della loro sfera più intima, ma gli serve anche come indicatore costante ed aggiornato del target, il quale – fra che c'è - ripristina al contempo la loro omeostasi emozionale.

Può capitare che il cinofilosofo si accoppi con esponenti, per così dire, “paralleli” al settore (comportamentalisti, veterinari, etc.), ma sono fenomeni che vengono normalmente usati per ottenere un certo numero di “tag” fotografici che possano stimolare nei loro bersagli una crescente credibilità nei loro confronti.
Questo tipo di legame sociale, infatti, è spesso circoscritto entro un limite di tempo piuttosto breve; generalmente quanto basta per essere traghettati nel circolo dei VIP.
E' noto infatti che sussiste un certo parallelismo tra il cinofilosofo ed il mondo dei VIP, e si può notare che – in questo caso – il suo intercalare cambia.
Da un semplice “Il mio carissimo amico Karl Heinz Lorenz” (ovviamente figlio di cotanto padre) ad un più popolare “L'ho incontrato a Timouctou in hotel (?) e ci siamo intrattenuti in un'interessante conversazione sullo sciamanesimo ateo di sinistra riferito alla tossina X” - seguito normalmente dalla frase:-”Non si smette mai di imparare”.
Verrebbe da chiedersi:-”Ma come, sei l'apoteosi della saccenza e della titolarità biblica riferita al mondo dei cani e ancora hai da imparare qualcosa? Che cazzo ti manca, maremma majala???”

In realtà, questa frase serve solo a raccorciare le distanze (prossemica) che il cinofilosofo deve necessariamente tenere con il neofita.
Una specie di elastico che allunga e accorcia a seconda del contesto e dell'obbiettivo.
Maggiore sarà l'altezza (l'Olimpo è solo uno dei primi gradini, nda) e più costeranno i suoi prodotti (consulenze, libri, etc.), ma se restasse lassù nella stratosfera troppo a lungo rischierebbe di stare sulle palle ad un po' di gente, ed è per questo che ogni tanto deve accorciare il tiro e promuovere parabole più semplici e terrene (“forza Milan”, “W la gnocca”, etc.).

Rendersi popolari ed umani a piccole dosi aiuta a dare l'illusione di “essere alla portata”, con buona pace del marketing e quindi del loro incremento di fatturato.

mercoledì 23 novembre 2011

ORIGINI DELLA CINOFILOSOFIA


La cinofilosofia – sezione pseudofilosofica della cinofilia – si perde nella notte dei tempi, ma è solo in epoca recente, e grazie all'avvento dei “social network”, che è entrata a pieno titolo tra le attività professionali del settore.
Rientra tra le discipline umanistiche ed il titolo di “cinofilosofo” si acquisisce dopo un lungo e articolato percorso di reiterazione maniacale e logorroica di riflessioni; una sorta di “Honoris causa per aver camminato con i tacchi a spillo sui testicoli dei cinofili”.

A cavallo tra l'autocelebrazione e la saccenza, la cinofilosofia ha coniato nel tempo molti nuovi termini per gli addetti ai lavori, con l'obbiettivo di rappresentarsi come una categoria più accademica, ma non svincolata.
Effettivamente al proprietario medio termini come “omeostasi emozionale”, “care giver”, “pet owner”, “centripetazione” (con supercazzola di scappellamento a destra) sono decisamente funzionali per portare il suo cane a per fare quattro passi o la pipì in giardino.

Gli avatar dei cinofilosofi in rete sono abbastanza identificabili, ma è andando nelle informazioni personali che si può scoprire qualcosa in più.
Gli indirizzi mail racchiudono normalmente l'identità, l'essenza, del cinofilosofo.
Da “lupochecavalcainculo” ad un meno forbito “sussurrallatuafava”, passando per “etologicamentescorreggiabile” fino al semplice nome e cognome a cui antepone però normalmente un titolo (“dott” o “prof”).
L'ultima tendenza è quella del semplice nome e cognome, ma viene fatto solo per una maggiore indicizzazione nella rete internet; non per altro.

Il motto del cinofilosofo è:-“Il facile viene reso difficile attraverso l'inutile; l'importante è che ci sia la pettorina”.
Sembra che abbiano scritto anche un inno, ma non è ancora stato depositato in S.I.A.E.

Il “cinofilosofo” si comporta come un virus.
Entra nei gruppi di discussione con un avatar accattivante (l'immagine di un cane o una foto personale che racchiuda un pensiero preciso) e comincia la sua ascesa attraverso i post più comuni.
Un esempio:
Il mio cane fa la pipì in casa
Il cinofilosofo risponde:
Bisogna capire se la fa IN o PER casa. Sono due cose diverse e bisognerebbe osservare attentamente la contestualizzazione del fenomeno, ma ritengo che in qualità di care giver tu abbia un amico cinofilo che possa esseri di aiuto”.

E' normale che chi abbia scritto il primo post, ancor prima di innescare una discussione costruttiva in cui il PH + o il PH – siano una base da cui non si possa prescindere, dica a se stesso:-”Cazzo se questo è figo! Finalmente qualcuno che parla di cani in un certo modo!”.

Da lì in poi il cinofilosofo snocciola abbondanti disquisizioni sull'acidità dell'urina e sulla composizione chimica delle “scoreggie di ritualizzazione”, proponendosi infine come formatore personale del neofita di turno, non prima di “essere stato completamente d'accordo” con altri cinofili.
Il cane oggetto della discussione continuerà a fare la pipì in casa, ma in compenso il cinofilosofo avrà tenuto gratuitamente una lezione di urologia presa da Wikipedia.

Finalizzazione:
prendiamo un gruppo di discussione cinofila che conti mediamente 500 iscritti, di cui un buon 80% attivi.
Secondo la legge antropologica esistono 7 livelli di conoscenza.
Ergo (80% di 500=400 // il 7% di 400) 28 potenziali clienti nuovi, i quali a loro volta faranno il passaparola al di fuori del social network aumentando così la fetta di mercato del cinofilosofo.
In fondo all'anno sono numeri significativi, soprattutto se consideriamo il fatto che il cinofilosofo medio è iscritto ad almeno tre/quattro gruppi di discussione cinofila.

Per il cinofilosofo, Konrad Lorenz è un'invenzione della stampa scandalistica e Darwin un copia/incollatore ante litteram, mentre illustri sconosciuti a stelle e strisce, dei veri miti della cinofilia mondiale.
Non è ancora chiaro se i cinofilosofi percepiscano percentuali sui libri venduti dai cosiddetti “miti”, ma sarebbe in ogni caso irrilevante.

Indipendentemente dalle cazzate che spara, per il cinofilosofo l'importante è uscire dall'anonimato a suon di “mi piace”, e nei momenti di magra postano infatti sui loro profili facebook cose tipo “Amo i cani...cosa ci posso fare?” coscienti di fare presa su tutte quelle persone che erano fuori dalla portata dei sette livelli di conoscenza e si sono trovati la perla del giorno quando hanno acceso il pc magari per chattare con l'amante.
In questo modo i cinofilosofi danno un'immagine bucolica di se che, unita alle pseudo-conoscenze tecniche, ne esalta il valore etico professionale.


NOTE CORRELATE

I cinofili si dividono in sei categorie principali:

1) “cinofili in erba”, chiamati anche “neofiti”
2) “cinofili di medio corso
3) “cinofili di lungo corso
4) “maestri
5) “Guru
6) “Cinofilosofi

La maiuscola è definita “obbligatoria” per le categorie 5 e 6.
NB: c'è un'altra categoria, ma ancora in fase di definizione con le Istituzioni Cinofile per l'accreditamento: quella del “Tu non puoi capire, io si”.
Essendo questa però riferita ad una sola razza di cani è probabile che non veda mai la luce, almeno al momento e sotto il punto di vista Istituzionale.


I cinofili in erba: sono quegli appassionati che iniziano il percorso professionale cercando per prima cosa di districarsi tra le innumerevole proposte formative.
Sono un po' come gli “organi bersaglio”, cioè individui che inconsapevolmente non rappresentano solo il vivaio dei Guru e un fertile terreno su cui declinare elucubrazioni di ogni tipo, ma bersagli precisi delle tecniche di marketing più innovative.

I cinofili di medio e lungo corso: lo dice la parola stessa.

I maestri: sono quei professionisti definiti “classici”; i monoliti riconosciuti della cinofilia italiana che spesso non sanno nemmeno di esserlo.
In questa categoria vengono ascritti anche i ricercatori e gli studiosi provenienti da altre discipline attinenti (etologia, biologia, etc.).

I Guru: sono normalmente persone appassionate di fumettistica e di cinema; completamente compenetrate nella parte bucolica delle due arti.
Sono cresciute con Tex e Zagor, passando dai film hard e la retrospettiva di Kurosawa, arrivando a “L'uomo che sussurrava ai cavalli”.
Per diventare “Guru” non occorre una preparazione specifica sulla materia cinofila, ma una serie di master i cui contributi si trovano solo ed esclusivamente nella PNL o nelle discipline di motivazione aziendale.

Per rendere più snello e maggiormente dinamico questo blog – ma soprattutto per comodità – copio/incollerò le varie perle di alcuni cinofilosofi scrivendo successivamente il mio pensiero.
Chiunque voglia contribuire può farlo citando nome e cognome del cinofilosofo, circostanza, social network da cui ha preso la notizia, ed inviarlo a leditanelnaso@virgilio.it
Buona lettura