sabato 26 novembre 2011

Aspetti sociali del cinofilosofo – parte 1°

Come tutti gli “individui sociali
anche i cinofilosofi
hanno una struttura gerarchica che gli permette di tirare avanti
nell'ansante mondo che li circonda.

Apparentemente individualisti, hanno in realtà necessità di stringere alleanze con altre figure per poter amplificare al massimo la loro indicizzazione (vivono di quello, non di lavoro sui cani).
Per questo motivo hanno un intercalare tipico: “Quoto”, “Come non essere d'accordo”, “Standing ovation a...”, “Ritengo che abbia ragione cum laude”, “Aderisco al pensiero”, etc.

Tali alleanze vengono gradualmente messe in piedi anche per essere usate a titolo di pezze d'appoggio e/o referenza, meglio se accompagnate da alcuni tag fotografici.
Attraverso questo semplice sistema sono capaci di innescare una formidabile reazione a catena – una specie di passaparola – in grado di aumentarne l'indice di gradimento.

La società dei cinofilosofi non è piramidale, ma circolare.
Assomiglia per certi versi alla “Tavola Rotonda” di Re Artù (ed è per questo che alcuni dei loro avatar rappresentano Mago Merlino o personaggi legati alla leggenda), luogo il cui accesso è però strettamente riservato.
Si accede con una serie di rituali simili a quelli Massonici – anche se in alcune circostanze si è assistito a fenomeni devozionali/sacrificali modello “Eyes Wide Shut”.
A tale proposito, credo sia significativo ricordare come il cinofilosofo sia completamente al di fuori della Cristianità e molto vicino alle filosofie orientali.
Il fatto che Cristo avesse detto le stesse cose è del tutto irrilevante. Fa meno “figo” ed era per giunta un palestinese; quanto basta per prenderne le distanze.

Estratto dalla trasmissione “Quark”:

Il cinofilosofo adora farsi spesso delle “grattatine di coglioni”; un segnale calmante tipico dei ranghi sociali superiori tesi ad acquietare il resto del gruppo quando questo va sulla difensiva a causa dell'avvicinarsi di un pericolo.
I ranghi inferiori, tra i quali gli “adepti”, sono infatti delle ottime sentinelle che restano apparentemente isolate dal resto del gruppo usando lo “scaccolamento”; pratica - chiamata anche “di cartolina” - diffusa in tutte le sottospecie .
Gli adepti - in sostanza - lanciano una caccola con l'indice verso i leader – a mo' di balestra - in cui ci sono delle sostanze chimiche in grado di segnalare il tipo di pericolo.
Nel riceverle sulla testa, a seconda delle loro dimensioni e composti chimici, i ranghi superiori comunicano a quelli intermedi il messaggio, passando per gli specialisti e arrivando a quelli inferiori in una logorroica alternanza burocratica (il mio capo parlerà con il tuo capo, che parlerà con il suo capo, etc.)

I cinofilosofi adorano l'orgasmo virtuale e credono fermamente nel controllo delle nascite.
Sono pensatori, progettatori del futuro, uomini di marketing e quindi preferiscono spargere spermatozoi al vento piuttosto che mettere al mondo disoccupati (Spermatozolorum evolutis) o – peggio ancora – addestratori in erba che potrebbero poi diventare dei dissidenti insurrezionalisti.

Alcuni di loro hanno dei figli, ma la scienza ufficiale non si è ancora espressa sulla loro riproduzione (modi e scopi), limitandosi a fotografarli con le fototrappole dei social network.
Queste dimostrano infatti quanto siano abili a postare - ad esempio - fotografie che ritraggono un cane sotto le coperte in modo da farsi ricoprire di:-”Ohhhhhhhhhhh ahhhhhhhhh siiiiiiiiiiiiiiiiii dolcissimooooooooooooooo vengoooooooooo!!!”.


Questo approccio con il prossimo rappresenta l'apice d'appagamento della loro sfera più intima, ma gli serve anche come indicatore costante ed aggiornato del target, il quale – fra che c'è - ripristina al contempo la loro omeostasi emozionale.

Può capitare che il cinofilosofo si accoppi con esponenti, per così dire, “paralleli” al settore (comportamentalisti, veterinari, etc.), ma sono fenomeni che vengono normalmente usati per ottenere un certo numero di “tag” fotografici che possano stimolare nei loro bersagli una crescente credibilità nei loro confronti.
Questo tipo di legame sociale, infatti, è spesso circoscritto entro un limite di tempo piuttosto breve; generalmente quanto basta per essere traghettati nel circolo dei VIP.
E' noto infatti che sussiste un certo parallelismo tra il cinofilosofo ed il mondo dei VIP, e si può notare che – in questo caso – il suo intercalare cambia.
Da un semplice “Il mio carissimo amico Karl Heinz Lorenz” (ovviamente figlio di cotanto padre) ad un più popolare “L'ho incontrato a Timouctou in hotel (?) e ci siamo intrattenuti in un'interessante conversazione sullo sciamanesimo ateo di sinistra riferito alla tossina X” - seguito normalmente dalla frase:-”Non si smette mai di imparare”.
Verrebbe da chiedersi:-”Ma come, sei l'apoteosi della saccenza e della titolarità biblica riferita al mondo dei cani e ancora hai da imparare qualcosa? Che cazzo ti manca, maremma majala???”

In realtà, questa frase serve solo a raccorciare le distanze (prossemica) che il cinofilosofo deve necessariamente tenere con il neofita.
Una specie di elastico che allunga e accorcia a seconda del contesto e dell'obbiettivo.
Maggiore sarà l'altezza (l'Olimpo è solo uno dei primi gradini, nda) e più costeranno i suoi prodotti (consulenze, libri, etc.), ma se restasse lassù nella stratosfera troppo a lungo rischierebbe di stare sulle palle ad un po' di gente, ed è per questo che ogni tanto deve accorciare il tiro e promuovere parabole più semplici e terrene (“forza Milan”, “W la gnocca”, etc.).

Rendersi popolari ed umani a piccole dosi aiuta a dare l'illusione di “essere alla portata”, con buona pace del marketing e quindi del loro incremento di fatturato.